mercoledì 30 giugno 2010

YOUTUBER - nkEslvr

torna la rubrica
per segnalare le fatiche di un promettente talento!

il suo primo video è niente di più classico
e col classico
si sa
è difficile sbagliare.
la telecamera fissa sotto la scrivania
col primo piano dei piedi che giocherellano con le scarpe o le infradito
mentre il proprietario si fa i cazzi suoi smanettando al computer
è una fantasia atavica del feet-lover
che finisce,
manco a dirlo,
nel desiderare che sia il suo occhio
e non quello della telecamera
a riprendere la scena
per poter vivere finalmente un'esperienza in QUATTRO dimensioni
anziché accontentarsi delle solite due.

scarpa giusta
il ragazzo cade nell'errore del piede prensile
incaponendosi nel voler togliere il fantasmino senza lasciar fare alle mani
(che invece servono a quello)
e correndo ripetutamente il rischio di rievocare il piede alla Alba Parietti.
ma
l'intenzione c'è
i gesti sono decisi
una piccola svista al primo video gli si perdona volentieri.

il ragazzo si evolve
e la fantasia non gli manca.
il fantasmino è sparito
l'olio da massaggio è discutibile
farlo colare direttamente nelle scarpe però è
innovativo!!

e poi
a un certo punto
cambia la prospettiva.
il piede che sembrava interessante visto da terra,
si conferma interessante
visto dall'alto!

migliora la cura del dettaglio
si inizia a prestare attenzione alla scelta del set

e il bunker di cemento armato
polveroso e spartano
è particolarmente suggestivo!
un bel piede comincia dal polpaccio,
si diceva,
e qua il polpaccio c'è
non si discute.
il video è per gli amanti del "dirty feet"
di cui io non faccio parte
ma l'autore riesce comunque a toccare le mie corde...
...vai a capire quali.

è il tempo della maturità artistica!
si esce en plain air
si cambiano probabilmente pure i mezzi tecnici!
si investe sui materiali
ogni aspirante professionista lo fa!

il video è più mosso
parte con inquadratura fissa
poi prende il volo
molti close-up
c'è pure del walking!!
quello che distingue il genio dalla massa però
è sempre la cura del dettaglio
e l'inquadratura stretta dell'orma lasciata dal piede appena tolto dalla scarpa
sul cotto di firenze
è il dettaglio che fa la differenza!

dal racconto breve si passa al cortometraggio!
inizio fuoricampo
formica in primo piano
sfilata in infradito
(da perfezionare)
abbondanti close-up
cambio di scarpa
citazioni cinematografiche
con la passeggita sul prato
stomping bucolico
e bagno in piscina per concludere.
il dettaglio che fa la differenza...

...immergere i piedi nell'acqua
e poi infilarli nelle scarpe
ancora lucidi e gocciolanti.

il ragazzo va seguito!
(ha pure imparato ad usare le mani!!)

qui c'è il suo canale youtube.

giovedì 24 giugno 2010

GOOGLING - stessa spiaggia, stesso mare


ogni anno
il solito dilemma

giampiero, giampa(o)lo e gianfranco
mi vogliono con loro nel cilento

amerigo
fresco fresco di rottura col ragazzo storico
insiste perché lo raggiunga
nella sua casa a caprera

jarrod e maxwell
per il terzo anno consecutivo
mi propongono uno wild-tour in australia

gustavo e rolando
con pedro, il loro houseboy
mi aspettano nella loro villetta di filicudi

brutus
si è fatto fregare da un'agenzia di viaggi
ha prenotato la traversata dello stretto di dardanelli in pattìno
e ora non vuole andarci da solo

rocco e i suoi fratelli
mi hanno mandato per posta
la divisa con cui dovrei raggiungerli a new york

andrea, andres e andrew
hanno già montato la tenda in campeggio, a otrànto
preparato la sedia pieghevole imbottita
e aspettano il quarto
che poi sarei io
per il torneo di canasta

manrico
mi chiama tutti i giorni
per pregarmi di aiutarlo nella raccolta di capperi nel suo dammuso
a pantelleria.
dice che è disperato, da solo non ce la può fare

ma credo proprio che quest'anno
insieme a sergej e dimitri
mi darò alla vacanza sportiva.
un mese di allenamento
per i mondiali di pentathlon moderno
d'altra parte
il verde
mi dona.

mercoledì 23 giugno 2010

LA MOSCA BIANCA - Black feet-master!

so che è un po' presto
ma girovagando nel sordido mondo degli aspiranti feet-master
mi sono imbattuto in un validissimo esponente
della rubrica


urge dunque darne conto.
un fisico appena appena delineato!
probabilmente non andrà neanche in palestra.
si sarà ritrovato questo pettorale scolpito nel marmo dopo un torneo di bocce!

noto con piacere come anche lui abbia seguito
il facile corso in cinque passi
consultabile in queste pagine
per prendere il diploma di feet-master
lo scatto preso durante il simulato calpestamento della macchina fotografica
è un MUST
non può mancare in nessun book di un aspirantre professionista!
nel caso particolare
quasi tutti i parametri sono rispettati.
la luce è giusta
è radente
e sottolinea la tartaruga.
l'espressione ha il doveroso atteggiamento di disgusto,
fondamentale per sottolineare quanto il feet-master aborri relazionarsi con i propri adoratori.
manca soltanto l'ostentazione del dito medio
ma il ragazzo è giovane,
avrà modo di perfezionarsi.

già da un primo sguardo
si coglie come il più ricorrente difetto del piede nero
non ricorra in questo caso!
la pianta a forma di ellisse,
elemento che caratterizza più di ogni altro il piede a caciotta,
è qui scongiurata da una attraente forma a triangolo
(indizio di pianta larga e caviglia sottile)

a conferire senza altri indugi
lo status di MOSCA BIANCA
è però una suggestiva visione aerea
in cui,
oltre a ritrovare la forma a triangolo,
si ha la conferma del tallone delineato e della caviglia ben fatta,
si apprezza un dorso leggermente venoso pur privo di vello,
si gustano,
con sopresa,
dita regolari
una accennata nodosità alla base dell'alluce
che in questo caso non fa cipolla ma maschio,
unghie di forma perfetta
e mignolo delicatamente ripiegato in dentro

la prima MOSCA BIANCA
vola a rischiarare l'onta del piede nero.
nella speranza che molte altre la seguiranno presto!

sabato 19 giugno 2010

FEETISH - Prossimi acquisti

la pubblicità non ha alcun potere su di me!
la mia prossima macchina fotografica sarà una nikon!!

venerdì 18 giugno 2010

EYES ON FEET - L'onta del piede nero


la questione è annosa.
l'argomento è delicato.
corre sul filo della discriminazione razziale.
eppure non si può rimandar oltre.
è tempo di dar conto di evidenze collezionate nel corso di anni ed anni di osservazione
(ahimé, mai ravvicinata)
che turbano le fantasie del feet-lover attento alla forma.

i ragazzi di colore,
quelli di colore scuro, intendo,
spesso statuari,
spesso fastidiosamente privi di grasso per costituzione,
per natura forgiati da un'eredità che li accomuna,
nascondono nei piedi
il loro tallone d'achille!
e più il colore della pelle volge al nero
più la dolente caratteristica si acuisce.
il problema non sta nella bicromia fra pianta e dorso
che, anzi, trovo molto attraente...
...il problema è tutto nella forma.
il piede del nero rientra con troppa frequenza
nella deprecabile categoria del
piede a caciotta!

ne sono segni distintivi:
- l'arco debole
o assente
(anche se si nota la presenza di qualcos'altro)

- la pianta piatta e spesso ellittica
decisamente poco allettante.

completano il profilo
- le dita sovrapposte

- le unghie coriacee...
...o di colore cangiante

mi si obietterà che gli esempi mostrati fin qui
siano stati scelti tra coloro che,
oltre ai brutti piedi,
hanno brutto tutto il resto!
si potrà pensare che con tipi come questi...
...si possa scendere dall'alto in basso senza paura di brutte sorprese.
ma in queste pagine non si pettinano le bambole!
l'approccio è scientifico!
la diagnosi è accurata!
amaro può essere lo sconforto
di chi confida che il sotto sia sempre all'altezza del sopra!

persino un esponente
meritevole
del GIOCO DEL DITO DRITTO
è costretto a tirar fuori le sue armi migliori
pur di distogliere l'attenzione
da un piede senza curve!

e se ancora non basta per arrendersi all'evidenza,
se
per credere
si pretende che sia servito su un vassoio d'argento
anche il disonore di personaggi di spicco
si veda:

kalu uche
bravissimo calciatore nigeriano
che neanche i familiari conoscono
e che io inserisco qua unicamente per il nome che porta!

master mulatto
affermato feet-master,
con piglio autorevole
e giuste espressioni
che
seppure possa contare su un arco abbastanza pronunciato
 cade su dita rattrappite
dalla forma a rastrello

e
per finire
uno dei modelli più fighi al mondo,
tyson beckford
anche lui affetto
da un arco debole
e una pianta ellittica
ma che,
sia chiaro,
magari ce casca!

sento l'esigenza allora
di dar vita ad una nuova rubrica
che
per contrappasso
avrà il nome di
MOSCA BIANCA
e che ospiterà
le fauste eccezioni
al così poco attraente black-foot.

e siccome chi ben comincia
è a metà dell'opera...
...tanto vale cominciare subito.

sabato 12 giugno 2010

VINTAGE - Micheal Hutchence


canali musicali
si sdoppiano
si triplicano
per fare onore alla grande rivoluzione del digitale terrestre!
si raschiano i fondi dei barili,
si porta a galla roba finita
(a volte immeritatamente)
nel dimenticatoio.

oggi
dopo i lavoretti di manutenzione
e dopo una doccia rinfrescante
io e il mio vicino di casa
ci siamo sdraiati per un attimo sul divano
sorseggiando uno sciroppo al tamarindo.
proprio non si sapeva come passare il tempo
così
abbiamo acceso la tv
e
da MTV-ter
o radioDJ-plus
spunta questo video.

inutile dire che il mio vicino di casa
non sapeva manco chi fossero sti capelloni!
io invece,
solo un po' più vissuto,
sono caduto di nuovo
nella spirale magnetica di
Micheal Hutchence
 leader degli INXS
totalmente calato nella parte del bello e maledetto,
parte a cui ha tenuto fede fino alla fine
uscendo di scena con un bel suicidio,
quando si dice la coerenza.

vita dissoluta,
piede un po' maltrattato,
ma che ne sarebbe del suo fascino
d'altro canto
se si trovasse un tipo come lui
seduto sul cesso
mentre va di pietra pomice sui talloni?
piede ossuto e irregolare
ostentanto con svogliatezza...
...o noncuranza...
ovviamente
la sua morte
s'è portata dietro pure quella del suo gruppo.
un peccato
perché col senno del poi
mi accorgo che pure il batterista
non era niente male,
giusto un po' troppo gay-friendly!

GOOGLING


arriva l'estate
è tempo di piccoli lavori di manutenzione
oggi è stata la volta delle grondaie
un lavoraccio!
fortunatamente
il mio vicino di casa
si è offerto di darmi una mano!

sabato 5 giugno 2010

FEET IN TRANSLATION - Il mio nuovo vicino - settima parte

per la rubrica


dopo una lunga pausa
riprende il cammino del servo di Paul
e qualcuno insidia il suo posto!



Il mio nuovo vicino

settima parte


Lunedì sera il mio padrone ebbe un altro incontro “romantico” con Karen. Io mi ritirai nel ripostiglio senza aspettare che Paul mi ci sbattesse dentro e aspettai che tutto finisse. Le solite urla di godimento cessarono di colpo e sentii il mio padrone chiamarmi. Mentre raggiungevo la mia camera da letto, mi resi conto che una donna mi avrebbe visto nei miei abiti da schiavo mentre servivo il mio padrone. Tentennai un secondo ma conclusi ben presto che non importava, nulla era importante se non soddisfare il mio padrone. La vergogna si trasformò in orgoglio ed io entrai, tronfio, nella camera con un deferente – Sì, Signore?
Paul e Karen erano entrambi nudi, sul letto. Lei era bella, c'era da ammetterlo. Bella e fortunata perché il mio padrone se la scopava.
– Vedi? Te l'ho detto che è il mio schiavo – disse rivolgendosi a Karen. – Fa tutto quello che gli dico, non è vero ragazzo?
– Sì, Signore, è così – risposi umilmente.
– Fammi vedere – cinguettò Karen, impaziente.
Paul si alzò. – Apri la bocca – mi disse. Così feci mentre il mio padrone prendeva in mano il suo cazzo perfetto e lo avvicinava alle mie labbra. Un fiotto di urina mi si riversò giù per la gola. Io bevevo affannosamente, non volevo lasciar cadere neanche una goccia. Poi, giusto per divertirsi un po', Paul decise di sbagliare mira e pisciarmi in faccia. Il liquido caldo colò su tutto il mio viso ma io non feci una piega. Il mio compito era quello di accettare qualsiasi cosa il mio padrone volesse farmi.
Karen era affascinata e strepitava divertita. – Oh mio Dio, è davvero il tuo schiavo. Non ho mai visto niente di simile. Sta bevendo la tua pipì!!
Quando Paul ebbe finito, io leccai via le ultime gocce dal suo cazzo e poi lo ringraziai. – Posso fare qualcos'altro, Signore? – Chiesi. Cercai di sembrare il più remissivo possibile per far risaltare quanto fossi in suo totale controllo.
– No, vattene! – mi disse.
– Grazie, Signore – risposi e tolsi il disturbo. Essere usato così mi eccitava da morire. Mi faceva sentire utile, finalmente.

Martedì mattina Richard, il mio collega, entrò nel mio ufficio, si mise seduto e appoggiò una tazza sulla mia scrivania, di fronte a me. – Ti ho portato qualcosa da bere – disse con un ghigno sul viso. Lo guardai sospettoso, presi la tazza e la annusai. Era piena di urina, la sua urina. Mi bloccai. – Bevila! – disse. Il ghigno era scomparso. Richard era serio, determinato. Esitai ancora. – Ho detto BEVILA!! – ripeté con impazienza. Guardandolo negli occhi, appoggiai le labbra sul bordo della tazza e cominciai a bere. Era terribilmente umiliante bere il piscio di un mio collega mentre lui se ne stava lì ad assistere. – Di che sa? – chiese, trionfante.
– Sa di buono, Signore – risposi. Dal momento che ero li a sorseggiare la sua urina, mi sembrò appropriato rivolgermi a lui chiamandolo Signore.
Proprio in quel momento entrò il mio capo. – Non volevo interrompervi, ragazzi. Ma ho bisogno di questi documenti fra un'ora – disse, mentre poggiava una cartellina piena di fogli proprio accanto alla tazza.
– Non importa – disse Richard – abbiamo finito, stavo giusto andando. Cosa stai bevendo Tracy? – aggiunse – Te ne porto un'altra tazza? – disse uscendo dal mio ufficio, trattenendo a stento una risata.
– Grazie Rich, sono a posto – risposi, in tono passivo.
La mia nuova ragione di vita era quella di seguire gli ordini di maschi dominanti. Così, anziché buttare via quello che rimaneva del regalo di Richard, finii di berlo, diligentemente. Andai in sala pausa, sciacquai la tazza e la restituii al mio collega. Gli dissi di aver finito di bere la sua pipì e lui ne fu molto orgoglioso. – Te ne porterò ancora, ogni tanto. – Lo ringraziai e tornai in ufficio.

La stessa sera sperimentai una nuova tecnica per succhiare il cazzo del mio padrone. Lui sedeva sul bordo del divano. Sollevai con le mani il suo pisello gigante e duro e appoggiai la lingua sotto alle sue palle. Da lì cominciai a salire su fino ad arrivare in punta, come se stessi leccando il più buono dei gelati. Ripetei quell'operazione diverse volte e sentivo Paul mugolare di piacere. Fui sorpreso dalla facilità con cui riuscii a far godere il mio padrone. E non c'era per me ricompensa migliore che ricevere la sua sborra calda sulla faccia dopo averlo portato all'orgasmo.
– È stato un bocchino grandioso, schiavo. Stai migliorando di giorno in giorno. – Non potevo sperare in un complimento migliore. Leccai amorevolmente ogni goccia di sperma che ancora spuntava dalla sua cappella e poi aiutai Paul a rivestirsi.
Prima che se ne andasse, gli raccontai della mia esperienza con Richard, in ufficio. Mi disse di aver fatto bene e di continuare a fare ciò che il mio collega mi avesse ordinato. Ottenni il permesso per farmi una sega. Riuscii a malapena a trattenere la gioia. Baciai i suoi piedi, ringraziandolo fino a che non uscì dalla porta.

Mercoledì sera, io e il mio padrone eravamo nel suo garage. All'improvviso, Alan Waterman, il marito di Karen, fece irruzione! Era nero di rabbia. – Tu, figlio di puttana! – urlò. Io ero pietrificato. Non riuscivo a credere che qualcuno potesse avere le palle così grosse per affrontare il mio padrone in quel modo. – So che ti scopi mia moglie – continuò, – vedi ti tenerti il tuo cazzo dentro le mutande, altrimenti...
Paul tolse la testa da sotto al cofano della macchina e si avvicinò ad Alan facendolo arretrare fino a ritrovarsi con le spalle contro il muro. – Altrimenti che? – disse il mio padrone in tono di sfida. Alan era ancora meno muscoloso di me e solo un po' più alto. Paul torreggiava su di lui. La faccia di Alan arrivava appena al suo torace. Si rese conto di essersi ficcato in una sfida che non poteva portare a termine.
– Sì, mi scopo tua moglie. Me la sbatto da settimane ormai e lei gode come una cagna in calore. Gode perché finalmente è un uomo a scoparsela, e non una mezza femmina come te. Tu non sei in grado di soddisfare una donna. Lei mi implora di sbatterla sempre più forte e supplica di poter succhiare il mio cazzo e ingoiare la mia sborra. E allora? Ho intenzione di continuare a scoparmela finché non mi avrà stancato. – Questo disse Paul guardando Alan dall'alto in basso. – Ora, se pensi di avere i coglioni abbastanza grossi per potermelo impedire, fai pure.
Alan era terrorizzato. Per quanto cercasse di dissimulare, non riusciva a smettere di tremare di fronte a quell'uomo così superiore a lui, per fisico e per carattere. Non riusciva a parlare. Sapeva di non avere nessuna possibilità. Paul, ormai certo che Alan si fosse reso conto della propria inferiorità, gli prese i capelli e fece dondolare la sua testa come si fa con i bambini piccoli. Alan, completamente umiliato e ormai in balia di Paul, non opponeva più la minima resistenza. Così il mio padrone lo spinse verso la porta e con un calcio nel culo lo sbatté fuori.
La mia ammirazione per Paul era indescrivibile. Nessun uomo riusciva a tenergli testa. Meno che mai un omuncolo come Alan. Il mio padrone era superiore alla maggior parte degli uomini. Alan avrebbe dovuto avere almeno l'intelligenza per rendersene conto. Evidentemente la sua boria di burino arricchito gli aveva fatto perdere la giusta cognizione delle cose. Quando Paul tornò al lavoro io sentii il bisogno di inginocchiarmi e baciare i suoi piedi per dimostrargli quanto rispetto e quanta ammirazione provassi per lui.

Giovedì mattina Richard era di nuovo nel mio ufficio. Stavolta però chiuse la porta a chiave!
– Fammi un bocchino! – ordinò.
Confesso che me l'aspettavo. Stavo soltanto aspettando il momento in cui sarebbe successo. L'idea di servirlo lì, in ufficio, nella mia stanza, non mi eccitava particolarmente. Avevo ben in testa però gli ordini del mio padrone così fui presto in ginocchio di fronte al pacco già gonfio del mio collega. Lo guardai negli occhi. – Tiralo fuori. – disse. Slacciai la cerniera dei pantaloni e, con delicatezza, tirai fuori il suo pisello. Non era neanche lontanamente imponente come quello di Paul ma era comunque rispettabile e sicuramente più grande del mio. – Bacialo! – ordinò. Mi avvicinai e baciai la sua cappella, già bagnata da qualche goccia di precum. Alzai di nuovo la testa per aspettare nuovi ordini e per mostrare a Richard che la goccia di precum che prima aveva sulla cappella ora scivolava lentamente al lato della mia bocca. Lui neanche ci badò. – Dai, sbrigati – mi disse – non ho tutto il giorno. – Con la pratica che avevo perfezionato in quei giorni feci schizzare il cazzo di Richard senza alcun problema. Usai qualche trucco per procurargli un orgasmo talmente intenso che quasi non si resse sulle gambe. Diligentemente, inghiottii tutto il suo succo. Dopo qualche secondo speso per riprendersi disse – O sei un succhiacazzi nato o il tuo padrone è il più bravo dei maestri! – Pulì il suo pisello sulla mia camicia e se ne andò. Cazzo. La camicia nuova! Corsi in bagno per sciacquarmi.

La sera ero di nuovo in garage, per aiutare il mio padrone. Non eravamo soli però. Anche Joe gironzolava senza darsi troppo da fare. Guardai distrattamente fuori dalla porta. I miei occhi si spalancarono. Alan Waterman, dopo il trattamento che gli era stato riservato il giorno prima, osava ripresentarsi. Ebbi la certezza sulla pazzia di quell'uomo. Andò dritto verso Paul ma il suo atteggiamento era diverso, non c'era sfida nei suoi occhi. Quello che disse poi mi stupì ancora di più.
– Paul, volevo soltanto scusarmi per ieri sera. Ho esagerato. So che quello che è successo tra te e Karen non è per colpa tua. – Ecco, ora capisco, pensai, vuole giocare la carta dell'amicizia. Interessante.
Il mio padrone si avvicinò ad Alan mentre Joe, in disparte, si godeva la scena. – Cosa farai per guadagnarti il mio perdono, Alan? – chiese Paul.
– Che intendi? – rispose lui, preso alla sprovvista.
– Sei venuto in casa mia, mi hai insultato, mi hai accusato. Credi che ti perdonerò solo perché me lo chiedi? Devi “sbatterti” un po' di più – disse Paul, sogghignando.
– Che posso fare? – chiese Alan, cominciando a realizzare che forse non era stata una buona idea tentare la strada della riconciliazione.
– Facciamo così, – cominciò il mio padrone – mettiti in ginocchio, poi col viso scendi fino a terra, baci i miei piedi, e ti sarai guadagnato il mio perdono, torneremo amici come prima! – Io ero talmente sorpreso da non riuscire a muovermi e immaginavo di sentire Joe scoppiare a ridere da un momento all'altro. Cosa che fece, in effetti, rendendo quel momento ancora più umiliante per il marito cornuto e supplicante.
Alan era pietrificato. Se ne rimase fermo per qualche minuto cercando di capire cosa fare. Il mio padrone, pazientemente, aspettò. Aveva il solito atteggiamento di chi è consapevole della propria superiorità. Con mia grande sorpresa, all'improvviso, Alan cominciò a scendere sulle ginocchia. Lentamentente abbassò la testa fino a raggiungere i piedi del mio padrone, che nel frattempo, non si era mosso di un millimetro. Baciò prima l'uno poi l'altro, con umiltà, poi cominciò a rialzarsi, pensando che la dimostrazione della sua inferiorità fosse ormai sufficiente. Invece un piede di Paul schiacciò la sua testa di nuovo per terra.
– Che fretta c'è? Prima un paio di cose, semplici semplici – cominciò Paul guardando dall'alto in basso quel patetico uomo trepidante sotto i suoi piedi – Io continuerò a scoparmi tua moglie e tu non mi romperai più i coglioni. È abbastanza chiaro?
– Sì – bisbigliò Alan.
– Sì cosa? – domandò Paul.
– Sì...Signore, sì Signore, – rispose Alan, timidamente.
– Sai una cosa? – Paul tolse il piede dalla testa di Alan, prese una sedia e si mise seduto di fronte a lui. Si tolse una scarpa e disse – Visto che sei là, perché non mi fai sentire se la tua lingua scivola bene sui miei piedi?
Alan guardò i piedi perfetti di Paul. Non so se fosse mosso più dalla paura o dalla voce magnetica del mio padrone, ma, quasi fosse un automa, avvicinò la faccia e cominciò a leccare. Io, seduto per terra, mi godevo lo spettacolo di quella scena irreale. Alan Waterman, unico erede delle Waterman companies, tronfio pallone gonfiato abituato a comandare, leccava con cura la pianta del piede di Paul. Mi resi conto di quanta facilità avesse il mio padrone nell'arruolare nuovi schiavi. Avrei dovuto dare sempre il massimo per non sprecare l'opportunità che mi era stata concessa.
Dopo una decina di minuti Paul congedò il suo nuovo leccapiedi.
– È stato incredibile, Signore – mi affrettai a dire. – Non ho mai visto niente del genere.
– Hai visto con quanta facilità puoi essere rimpiazzato? – rispose lui, dimostrando di saper leggere ormai le mie paure.
– Sì, Padrone, ho visto – dissi, non riuscendo a nascondere il timore di perdere i suoi favori. Lui, per tutta risposta, tirò giù la zip dei pantaloni, tirò fuori il suo cazzo imponente, e pisciò su di me. Io ero talmente eccitato dalla scena a cui avevo assistito qualche momento prima, che quel liquido caldo, il suo odore, mi fecero impazzire. Avevo il pisello che scoppiava nei pantaloni e sapevo che la mia eccitazione era evidente, non avendo il permesso di portare mutande. La pioggia dorata finì ed io a stento mi ripresi.
– Pulisci! – ordinò il padrone.
Feci per alzarmi ma Joe mi fermò. – Rimani là! – il suo tono era degno di quello di suo padre. Si avvicinò ripetendo i gesti di Paul e cominciò a pisciarmi in faccia, ordinandomi di guardarlo dritto negli occhi. Il ragazzo era un padrone nato. Godeva nel guardare la mia umiliazione. Aprii la bocca per lui e lui la riempì con il suo piscio. Ero onorato di poter finalmente assaggiare la sua urina.
– Adesso puoi pulire – disse Joe – CON LA LINGUA! – aggiunse.
Iniziai immediatamente a leccare tutto il piscio dei miei superiori mentre loro guardavano. Trovarono lo spettacolo molto divertente. – Vedi Joe, – disse il padrone a suo figlio – i perdenti come lui e Alan sono fatti apposta per servire maschi come noi. È una cosa naturale. Noi siamo superiori e gli facciamo un favore consentendogli di esserci utili.
Era incredibilmente umiliante sentire certi ragionamenti e continuare a fare ciò che mi era stato ordinato. Umiliante ma giusto. Era un grande onore per me essere il servo di Paul e di suo figlio.
Joe, per concludere la serata, si prese la mia macchina e quaranta dei sessanta dollari che avevo nel portafogli. Per fortuna guadagnavo bene. Joe stava cominciando ad essere piuttosto costoso.

Venerdì mattina, come al solito, ero mezzora in anticipo per l'allenamento con Clayton. Cominciavo a notare gli effetti benefici che avevano le sue lezioni sul mio corpo, nonostante la consapevolezza di avere ancora molto da sistemare, cosa che Clayton non perdeva occasione di ricordarmi. Quell'allenamento, però, non cominciò bene. Aprendo il portafogli mi accorsi di avere soltanto venti euro. Avevo dimenticato di aver dato i soldi a Joe la sera prima. Avevo dimenticato di passare a prelevare. Non avevo i cinquanta dollari di bonus che spettavano a Clayton per ogni allenamento. Gli consegnai quanto avevo e lo supplicai di perdonarmi, gli avrei dato il resto la volta successiva. Clayton non si scompose più di tanto. Accettò i soldi e le scuse. Ma avrei dovuto raccontare tutto al mio padrone e sapevo che non ne sarebbe stato contento.