mercoledì 30 dicembre 2009

FEET IN TRANSLATION - Il mio nuovo vicino - seconda parte

per la rubrica


Paul detta le regole!


Il mio nuovo vicino

seconda parte


Seguii il mio padrone nel salotto di casa mia. Quando si fermò, io mi inginocchiai immediatamente.

“Ok, prima di tutto”, cominciò Paul, “gli schiavi hanno il privilegio di indossare abiti solo quando sono in pubblico. Spogliati!”.
Mi tolsi in fretta i vestiti che avevo e tornai ai piedi del mio padrone. Il mio pisello era già duro e il fatto che Paul potesse vederlo non mi imbarazzava. Al contrario, ero fiero di essere nudo e vulnerabile di fronte a lui. Si avvicinò, i suoi piedi sfioravano le mie cosce. Il suo pacco era attaccato alla mia faccia.

“Cosa sai della vita da schiavo?”, mi chiese.
“Signore, su internet ho letto tutto quello che ho potuto sulla schiavitù. Non ho nessuna esperienza reale ma da anni sono consapevole della mia natura”.
“Allora sai che gli schiavi hanno precise regole da rispettare.”.
“Sì, Signore, come è giusto che sia.”, risposi.
“Stai bene a sentire”, cominciò, “Prima regola: farai esattamente quello che dico io, nessuna obiezione, nessuna esitazione, mai. Seconda regola: sarai sempre onesto e leale con me. E questo vuol dire che quando ti faccio una domanda, tu rispondi sinceramente e nel modo più completo possibile. Se pensi che sia il caso aggiungere qualche dettaglio, lo fai, senza aspettare che ti venga chiesto. Ovviamente, non dovrai avere segreti. Non c'è niente che tu non possa o non debba dirmi. Chiaro fin qui?”.
“Sì, Signore. Sarò sempre onesto con te. Sarò trasparente.”, risposi.
“Altra regola facile da capire: non devi MAI venire senza il mio permesso. Tieni le tue mani lontane dal tuo cazzo. Questo ti aiuterà a concentrarti su quello che conta veramente. Su di me! E non provare a chiedermi di farti venire. Decido io se e quando darti il permesso. Ti terrò informato”, aggiunse, con un ghigno.
“Ho capito, Padrone”, e me l'aspettavo! Avevo letto abbastanza per sapere che il padrone controlla tutto del suo schiavo, anche il suo pisello. E non avrei voluto niente di diverso!!
“Quand'è stata l'ultima volta che ti sei fatto una sega?”.
“Ieri, Signore.”.
“A chi stavi pensando?”, mi chiese.
“A te”, risposi sinceramente. E sfruttai la mia prima occasione di aggiungere dettagli anche se non mi erano stati richiesti: “Quando hai pisciato nel secchio che io tenevo per te, ieri, qualche goccia è finita sulla mia mano. L'ho leccata via. Ero talmente eccitato che non ho saputo trattenermi. Mi sono masturbato avendo in mente quella scena. Pensavo a te, Padrone.”.
Sorrise di fronte alla mia onestà, poi riprese con le regole.
“Mi dovrai trattare sempre con il dovuto rispetto. IO SONO IL TUO DIO! Ogni volta che entrerò a casa tua, qualsiasi cosa tu stia facendo, ti metterai in ginocchio e bacerai i miei piedi. Quando sei con me non potrai mai stare seduto. In privato sarai in ginocchio, a testa bassa e le mani dietro la schiena, a meno che non ti ordini diversamente. Quando mi incontri in pubblico invece, dovrai trovare il modo per inginocchiarti, velocemente. Puoi far finta di allacciarti una scarpa, fa quello che ti pare, l'importante è che le tue ginocchia tocchino per terra, anche per un secondo. Ti rivolgerai a me chiamandomi SIGNORE o PADRONE. Sarai il mio pisciatoio, non dovrai MAI sprecare niente di quello che esce dal mio cazzo. Qualcuno ti ha mai pisciato in bocca finora?”.
“No, Signore, nessuno”, risposi.
“Prendi un bicchiere!”, mi ordinò.
Scattai in cucina e tornai con un bicchiere, il più grande che riuscii a trovare.
“Tienilo di fronte alla tua faccia. Sotto al tuo naso.”.
Attaccai il bicchiere alle mie labbra. Paul tirò fuori il suo cazzo perfetto e cominciò a pisciarci dentro. Era ancora meglio del giorno prima. Stavolta il pisello del mio padrone era a pochi centimetri dal mio naso. Sentivo le gocce bagnarmi le labbra. L'odore era fantastico. Riempì il bicchiere quasi per intero. Pulì la sua cappella strusciandola sulla mia guancia e rimise il suo cazzo nei jeans.
“Adesso fai un sorso e non mandarlo giù. Tienilo in bocca.”. Mentre eseguivo il suo ordine lui mi guardava. Avere un uomo che ti guarda mentre bevi la sua urina è davvero umiliante.
“Devi cominciare ad abituarti al sapore! Tra un po' comincerò a pisciarti direttamente in bocca. Dovrai essere bravo a prenderla tutta, senza sprecare una goccia.”.
La sua urina aveva un sapore acre.
“Adesso manda giù”, mi ordinò.
“Ti è piaciuto?”.
“Signore, è stato un onore poter bere la tua urina. Ci vorrà ancora un po' prima di abituarmi ma voglio diventare il tuo pisciatoio, a tutti i costi.”.
“Bravo il mio servo”, disse con tono compiaciuto. “Bevi il resto entro domani sera. Tra un po' non ne potrai più fare a meno!”.
Andai in cucina a posare il bicchiere con il prezioso contenuto e tornai di fretta ai piedi del mio padrone.
“Ora dobbiamo cambiare il tuo stile di vita in modo che sia coerente con la tua nuova condizione. Sei un servo e per aiutarti a tenerlo sempre in mente avrai il permesso di vestirti soltanto quando andrai al lavoro o sarai in pubblico. Altrimenti sarai nudo, come il verme che sei! Non indosserai mai mutande. Le mutande le portano i maschi. Tu non ne hai più bisogno. Le puoi pure buttare!”.
“Sì, Signore, le butterò via già stasera”, dissi, fissando i piedi di Paul, quasi ipnotizzato.
“Quando vai al bagno, niente tavoletta. Gli schiavi non hanno il privilegio di usarla. E non userai mai un pisciatoio. Anche i pisciatoi sono soltanto per i maschi. Non puoi usare i pisciatoi perché tu SEI un pisciatoio.”. Diceva queste cose con tono fra l'autoritario e il divertito. Godeva, era evidente, nell'assaporare tutti i privilegi che la sua condizione gli offriva. Tanto da prendersi il gusto di intimorirmi ed umiliarmi in ogni modo possibile.
“Sai qual è la posizione per l'ispezione?”.
“Sì, Padrone”, risposi, “L'ho letto da qualche parte. In piedi, gambe divaricate, ginocchia leggermente piegate, schiena dritta, petto in fuori, mani incrociate dietro la nuca.”.
“Esatto.” disse, “In posizione!”.
Stare in piedi, in quel modo, mi lasciava completamente esposto e vulnerabile. Questo mi eccitava. E il mio piccolo pisello mostrava tutta la mia eccitazione! Il padrone mi girò intorno valutando il mio fisico. Ogni tanto toccava, soppesava, come se fossi un oggetto da comprare. Andavo in palestra regolarmente, mi tenevo in forma. Avevo un buon tono muscolare, ero più tonico della media dei miei coetanei.
“Sei molliccio.”, mi disse invece Paul, dandomi una pacca sul torace col dorso della mano. “Se hai intenzione di essere il mio servo devi lavorare un bel po'. Devi essere resistente, e presentabile quando ti spogli. Vai in palestra?”.
“Sì, Padrone”, risposi con rispetto. Ero in realtà profondamente deluso che Paul denigrasse così il mio fisico. Ma capivo anche che dal suo punto di vista gli standards fossero ben più alti della media.
“È evidente che la palestra in cui vai fa schifo”, disse in tono disgustato. “Ti segnerai in palestra dove vado io. Da domani. Prenota tre allenamenti a settimana con un personal trainer. Allenamenti di due ore. Chiedi di Clayton, ti farà schiattare ma ti rimetterà in forma.”.
“E basta mangiare schifezze”, continuò. “Evita anche di comprarle e butta quelle che hai comprato finora. Da ora in poi mangerai solo cibo nutriente. Nessuno dei miei servi si può permettere di essere grasso o pigro.”.
“Sì, Signore”, dissi. E sentendomi in colpa aggiunsi: “Mi rimetterò in forma per essere degno del mio Padrone.”.
“Ora, se vuoi essere un vero schiavo, devi averne pure l'aspetto!”, disse Paul. Temevo che prima o poi sarebbe arrivato il punto dolente. Per il mio lavoro dovevo mantenere una certa immagine, dovevo essere più che presentabile. Temevo che i cambiamenti che il mio padrone stava per ordinarmi, potessero compromettere la mia reputazione. Tremavo aspettando quello che Paul stava per dire.
“I tuoi capelli sono troppo lunghi. Dovrai tenerli sempre corti, a meno di un centimetro”. Ero sollevato. Un drastico taglio di capelli poteva sembrare strano ma comunque giustificabile in ufficio. “E depilati il pisello”, aggiunse, “Solo i maschi possono permettersi di avere il pelo.”. Pensai a quanto potesse essere umiliante farsi la doccia in palestra, ma mi dissi che avrei dovuto imparare a convivere con quella sensazione.
“Farò come dici”, risposi.
“Bene, rimettiti in ginocchio!”, mi ordinò.

4 commenti:

ΓρεγΚ* ha detto...

Grazie davvero per l'mpegno che ti sei preso!

anonimissimo ha detto...

mmm ... vediamo il terzo capitolo ;)

Unknown ha detto...

ciao, claudio sono eric. non posso essere online sul facebook. ho ricevuto il tuo messaggio. che vuoi d me?

mork ha detto...

Ottimo lavoro feett-ino non vedo l'ora di leggere il terzo capitolo