venerdì 22 gennaio 2010

CINEMATOGRAFO - Avatar


nei primi dieci minuti di film
non ho capito neanche una parola,
impegnato com'ero a digerire il mio battesimo in 3D.
poi
una volta scacciata l'immagine
di una platea piena di replicanti di Arisa,
tutti bardati con occhiali giganti con lente fumé,
e imbroccata la giusta concentrazione,
mi son ritrovato fianco a fianco
con un avatar di tre metri
con una vita molto stretta e con un pacco poco fornito
ma con un piede taglia 60!



preparo dunque i miei bagagli,
parto per PANDORA.
aspetterò che ai Na'vi
passi 'sta menata ecologica
e smettano di sentirsi perennemente parte della natura in cui vivono
di chiedere scusa agli animali che uccidono
di attaccare la loro treccia a pseudocavalli e finti draghi.
basta dormire su amache
e andare in giro a piedi nudi per la foresta!
quando saranno pronti per un po' di cemento
e soprattutto per confortevoli scarpe da ginnastica
farò del blu
il mio colore preferito!




domenica 17 gennaio 2010

FEET IN TRANSLATION - Il mio nuovo vicino - quarta parte

per la rubrica


Il mio nuovo vicino

quarta parte


Se ne era andato, lasciandomi lì, in ginocchio. Rimasi per terra, a riflettere su come la mia vita fosse cambiata in così poco tempo. Due ore prima non avevo uno scopo. Ero solo un ipocrita che faceva finta di essere qualcun altro! Ero un uomo inutile.
Ora, avevo cominciato a fare ciò per cui ero stato messo al mondo. Ero a disposizione di un essere superiore. Da quel momento in avanti, tutto ciò che avrei fatto, lo avrei fatto per lui. La mia vita era finalmente utile, ed io ne ero entusiasta.
Mi fermai un secondo a considerare quanto fossi fortunato. Avevo letto abbastanza per sapere che per ogni uomo dominante ce n'erano decine di inferiori come me. Ero stato davvero fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto. Fortunato soprattutto che Paul si interessasse a me. Pensai addirittura di approfittare della buona sorte ed andare a comprare un biglietto della lotteria!
Ma era finito il tempo di sognare ad occhi aperti. Avevo degli ordini da portare a termine e non volevo in nessun modo deludere il mio padrone. Andai in cucina. Presi il bicchiere con l'urina di Paul. Feci un bel sorso. Assaporai per un po' quel liquido acre, come lui mi aveva insegnato a fare. Poi lo buttai giù. Cominciavo già ad abituarmi al sapore. Ne presi un altro sorso. Avevo letto da qualche parte che iniziare a bere urina poteva dare dei disturbi allo stomaco. Il mio stomaco invece sembrava non aspettare altro! Feci un altro sorso! Sì, ero fortunato. Stavo bevendo il piscio del mio Dio. Come avrebbe potuto andarmi meglio?
Subito dopo mi misi al computer per trascrivere le regole che Paul mi aveva dato poco prima. Impiegai almeno tre quarti d'ora per fare un lavoro accurato. Una volta stampate, feci qualche ricerca su google su come imparare a succhiare un pisello. C'era così tanto da leggere sull'argomento che chiunque poteva diventare un esperto! Beh, io intendevo diventare un super-esperto, e in breve tempo. L'articolo migliore era “COME SUCCHIARE UN CAZZO – MANUALE IN 14 LEZIONI”. Sembrava davvero completo!
Siccome il mio stomaco non sembrava protestare, decisi di bere tutta l'urina di Paul prima di andare a dormire. Dovevo anche radermi i peli del pube. Non l'avevo mai fatto prima ma, tra forbici, lamette e rasoio elettrico, riuscii a cavarmela bene. Avevo finito. Seduto sul letto presi il foglio con le regole del mio Padrone. Le avevo già tutte in mente, ma le rilessi un paio di volte. Spenta la luce, mi addormentai in un secondo, contento della mia nuova vita.

Il giorno dopo, in ufficio, non riuscivo a concentrarmi. All'improvviso, il mio lavoro, che svolgevo ogni giorno da qualche anno ormai, con un certo interesse, non aveva più nessuna importanza. La mia mente non voleva saperne di concentrarsi su mutui e interessi. Cercai di passare il tempo buttando giù una lista di quello che avrei dovuto fare prima di tornare a casa. Quella riuscii a finirla in tre minuti! E di nuovo non sapevo come arrivare alle cinque! Sarebbe stata una giornata molto lunga!
In pausa pranzo andai nella palestra dove anche Paul si allenava. Dovevo iscrivermi là, come il mio padrone aveva ordinato. Mi fecero fare il solito girò dimostrativo, illustrandomi tutti i vantaggi di cui avrei goduto diventando socio! La palestra era molto più spartana di quella che avevo frequentato fino ad allora. Niente piscina, niente distributore di bevande, niente campo da tennis, niente! In più, tutta la gente che era lì, uomini soprattutto, sembravano prendere il loro allenamento molto sul serio. Firmai per un anno. Prenotai anche gli allenamenti con il personal trainer che il mio padrone mi aveva indicato e scoprii che a mio nome c'era già una prenotazione ogni lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 7 alle 9 di mattina. Rimasi sorpreso poi pensai che Paul doveva essersene occupato. Fortunatamente, in ufficio, potevo gestire il mio tempo, quindi non era un problema entrare alle nove e mezza. Avrei semplicemente staccato più tardi, o, meglio ancora, avrei saltato la pausa pranzo, riuscendo addirittura a tornare a casa prima del solito per poter essere a disposizione del mio padrone. Saldai il conto dell'abbonamento e delle lezioni aggiuntive e tornai in ufficio.

Alle cinque decisi che era il caso di staccare. Una volta fuori andai diritto dal barbiere, per la mia trasformazione. Chiesi un drastico taglio a spazzola. Il barbiere cercò addirittura di dissuadermi da una scelta tanto estrema ma di fronte alla mia ostinazione si mise all'opera. Dopo una buona mezzora, a taglio completato, dissimulando la mia sorpresa per non far capire al barbiere che aveva ragione, guardai nello specchio il mio nuovo look e ne rimasi turbato. Forse sarebbe più giusto dire “shockato”. Mi ci sarebbe voluto un po' per abituarmici. Almeno avevo guadagnato in praticità!
Tappa successiva: sexy shop. Non entravo in un negozio del genere da quando ero un ragazzino. Da piccolo continuavo a chiedere a mio padre cosa vendessero nei negozi per adulti. Di fronte alle sue risposte sempre evasive decisi di capirlo da me. Ne scelsi uno a caso, vicino a dove vivevo. Mi immaginavo scenari misteriosi, un clima losco. Che delusione constatare, una volta dentro, che non c'era niente di misterioso né di losco.
Ora invece si trattava di comprare e non di perlustrare! Dopo una sofferta valutazione scelsi “The Dave Angelo's Cock”. Non so chi fosse questo Dave Angelo ma il calco dei suoi venticinque centimetri mi sembrava abbastanza simile al pisello del mio padrone. Per provare meno imbarazzo possibile mentre poggiavo quella sbarra di silicone sul banco per tirar fuori il mio portafogli, mi ripetevo il motivo per cui lo stavo comprando. Ero tanto concentrato sullo scopo che sbagliai due volte il pin! Al terzo tentativo riuscii ad infilare tutt'e cinque le cifre e uscii dal sexy shop a passo sostenuto, a testa alta, e con una busta tutta nera, pesante almeno un chilo e mezzo.

Alle sei e mezza ero a casa. Mi spogliai completamente appena chiusa la porta. Cominciai a sistemare la cucina. C'erano ancora i piatti sporchi del giorno prima. Stavo quasi per finire quando Paul entrò, appena dopo le sette e mezza. È sconcertate avere qualcuno che piomba in casa tua quando sei nudo come un verme.
Lasciai immediatamente quello che stavo facendo e gli andai incontro. Mi misi in ginocchio e baciai i suoi piedi.
“Vedo che ti sei fatto i capelli”, mi disse accarezzandomi la testa. “Hai fatto anche tutto il resto?”
“Sì, Signore. Mi sono occupato di tutto. Ho finito di bere la tua preziosa urina già ieri. Ho stampato degli articoli su come imparare ad essere un buon succhiacazzi e mi sono iscritto in palestra, nella tua palestra, oggi pomeriggio. Mi ha sorpreso scoprire che fossi già nel programma di Clayton!”
“Ho parlato con lui e abbiamo deciso insieme quale fosse l'orario migliore per allentarti. La tua prima lezione è mercoledì, giusto?”
“Sì, Signore, alle sette di mattina”, risposi.
“Vedi di ricordarti che non vai in palestra per divertirti. Vai lì per LAVORARE! Farai tutto quello che Clayton ti dice di fare, non importa quanto sia duro. Esegui i suoi ordini come se fossero i miei. E lasciagli cinquanta dollari in più, per ogni lezione. È un mio amico e non lo pagano abbastanza”, mi disse Paul.
“Capisco, Padrone.”
“Ora ho un regalo per te, schiavetto. Alzati!”, tirò fuori una catena d'argento, un po' troppo massiccia per essere una collana. Me la mise intorno al collo, la fermò con un lucchetto di cui tenne le chiavi. Portavo il mio primo collare! Era stretto, accostato. Non c'era modo di nasconderlo. “Grazie, Signore”, dissi, passandoci sopra la mano.
“È il tuo simbolo di appartenenza. Ti piace?”, mi chiese.
Avrei risposto di sì, di getto, ma: “Beh, Signore”, invece dissi, “Ho paura che tutti sapranno della mia condizione, adesso. Tutti sapranno che sono uno schiavo.”
“A molte persone sembrerà soltanto un accessorio”, mi rispose lui. “Chi invece conosce questo mondo, vedendo il collare e il tuo taglio di capelli, sarà certo della scelta che hai fatto, quella di riconoscere la tua inferiorità e consegnarti ad un padrone. Alcuni maschi dominanti potranno addirittura divertirsi a deriderti o a degradarti. Se lo faranno, tu, umilmente, accetterai il loro comportamento, anzi, li dovrai pure ringraziare, perché il tuo scopo nella vita è di sottometterti a loro!”
“Hai ragione, Signore. Cercherò di tenerlo sempre in mente. Sono fiero di indossare il mio collare. Grazie, Padrone”, dissi con entusiasmo.
“Bravo il mio servo. Adesso”, continuò, “visto che mi preoccupo che tu non soffra la sete, credo che ti darò un altro po' di piscio!”
“Oh sì, Signore, ti prego!” corsi in cucina a prendere il bicchiere. Stavolta sapevo già cosa fare. In ginocchio di fronte a lui, appoggiai il bicchiere sulle labbra. Paul pisciò nel bicchiere, riempiendolo fino all'orlo. “Posso?”, quasi supplicai.
“È tutto tuo”, rispose Paul, strizzandomi l'occhio!
“Grazie, Signore.”
Guardandolo negli occhi, mandai giù con avidità due sorsi della sua pioggia dorata. “Bel lavoro”, disse lui, “impari in fretta!”
Sentendomi spronato, mandai giù il resto, tutto d'un fiato.
“Perfetto”, continuò il mio padrone. “Forse sei già pronto per essere il mio pisciatoio!”
“Lo penso anch'io, Signore. È un grande onore per me!”
Senza accorgermene, avevo spostato lo sguardo dal viso del mio padrone al suo cazzo. Mentre ripetevo a Paul quanto fosse importante per me iniziare ad essere un vero servo, fissavo il suo pisello, moscio e rosa, come ipnotizzato.
Un piccolo schiaffo sulla testa mi fece trasalire. Paul mi guardava e sorrideva, rendendosi sempre più conto di quanto mi avesse in suo potere.
“Non credi di aver dimenticato una regola, frocetto?”, disse lui.
Onorare il suo cazzo, ma certo, come avevo potuto dimenticarlo? Mi affrettai a baciare il pisello di Paul fino a che lui non mi fermò.
“Succhiamelo, servo!”, ordinò, secco.
Sfilai i suoi jeans. Gli tolsi gli slip. Il suo pisello si era inturgidito appena. Lo presi in bocca. Paul cominciò subito a spingermelo in gola. Io abbracciai le sue gambe. Sentire i suoi muscoli mi ricordò quanto fossi piccolo e debole in confronto a lui. Dopo non molto, sentii il suo cazzo gonfiarsi e la sborra calda e densa inondarmi la bocca. Mandai giù, soddisfatto. Paul tirò fuori il pisello. Lo strinse con una mano per fare uscire le ultime gocce di sperma. Mi avvicinai, senza neanche pensarci, e le leccai via.
“Grazie, Padrone. È stato fantastico. Non ne ho mai abbastanza.”
“Pulisci bene!” Leccai il pisello, ormai moscio, del mio padrone e lo strofinai sulla mia faccia per asciugarlo. Paul si rivestì e mi disse: “Linda non lavora stasera. La porto a cena fuori e poi al cinema. Joe sta rimettendo a posto il seminterrato. Passa da lui e dagli una mano dopo che siamo usciti. Sei già “addestrato” per questo, hai già risistemato il garage! E comunque fa quello che ti dice.”
“Sì, Signore.”, risposi.

martedì 12 gennaio 2010

EYES ON FEET - Chuck!

per la rubrica

CHUCK...

...riparte col piede giusto...

...o quasi!











non avevo ancora fatto caso al mignolo accavallato!
non che sia una gran bellezza in effetti
ma chuck è chuck
e va bene comunque
e poi mi riporta all'infanzia,
a certi giochi innocenti (!)
con cuginetti teppistelli.
prove di forza
pegni da pagare.
proprio vero,
certi parenti
o si perdono
o si guastano col crescere!
il mio
s'è guastato!

sabato 9 gennaio 2010

OFF TOPIC


i rivoltosi di Rosarno
sono stati trasferiti nei centri di accoglienza...


strano
qua non è arrivato nessuno!
eppure nella casetta di legno
quattro o cinque ci stanno!

LA SMANOVELLA

per
augurale
di inizio anno
ci sono due strade

per tutti quelli che fanno parte della vecchia scuola,
che vanno di fantasia,
che raspano ad occhi chiusi,
credo che Paul e il suo praticante schiavetto
stiano già fornendo un utile spunto.

invece per la nuova generazione
 per chi vuole vedere
per chi sfrega ad occhi aperti,
youtube
pure così bacchettone,
offre risorse sempre interessanti,
a volte molto più di quanto si può trovare nelle sue derivazioni hard.

la situazione è promettente.
in tre,
coetanei,
ragazzetti,
sperimentatori.
uno avrà perso una scommessa
gli altri due l'avranno costretto a farsi riprendere mentre lecca loro i piedi.
due sopra e uno sotto.
equilibrio perfetto.
perché i due che stanno sopra
si spalleggiano
sia per l'eccitazione
sia per dissimulare l'imbarazzo
e ridono e scherzano fra di loro
mentre chi sta sotto,
molto più serio,
ha solo da mettersi giù e pagare la scommessa.
(e sai che sacrificio!!)

i due hanno dei piedi molto invitanti
ma il tizio sulla destra,
quello un po' più bambalone,
rasenta l'eccellenza
 
l'unica nota stonata
è che il ragazzo che lecca,
anziché goderne con generosità...
 
...mette la bocca a culo di gallina!
troppa grazia!

venerdì 8 gennaio 2010

FEET IN TRANSLATION - Il mio nuovo vicino - terza parte

per la rubrica


Il mio nuovo vicino

terza parte


Mi accucciai di nuovo ai suoi piedi. “Toglimi le scarpe e i pantaloni.”. Stavo cominciando ad essere davvero eccitato. Tolsi le sue scarpe e baciai i suoi piedi, devotamente. Non mi era stato ordinato di farlo, ma mi sembrò la cosa più naturale da fare. Passai alla cerniera dei jeans. Le mani mi tremavano un po'. Lentamente sfilai i suoi pantaloni. Paul indossava degli slip. Appena portato a termine il mio ordine, tornai in posizione di attesa, in ginocchio, con le mani dietro la schiena e la testa bassa. Lui mi venne vicino. Avevo il suo pacco schiacciato sulla mia faccia. L'odore delle sue mutande, un misto di piscio, sudore e sborra, mi intossicava. Senza accorgermene facevo respiri sempre più profondi.
“Guardami!”, mi ordinò il mio padrone. Era talmente tanto vicino a me che spostai il mio busto un po' all'indietro per poterlo guardare in faccia. “Il primo compito di un servo è prendersi cura di questo!”. E, afferrandomi per la nuca, fece sprofondare il mio viso nel suo pacco. “Lo scopo della tua vita, d'ora in poi, sarà quello di far contento il mio cazzo!”.
Continuò, “Questo vuol dire che potrai smettere di fare ciò che facevi finora a meno che non sia utile a soddisfare le mie necessità. Andare al cinema con i tuoi amici, per esempio, non ha nessuna utilità per me, quindi non ci andrai. Niente feste. Niente cene. Quando non sei al lavoro, in palestra, o a fare commissioni, starai qua in attesa di poter servire me e il mio cazzo. Sono stato chiaro?”
“Sì, Signore. Ho capito. E non ho voglia di fare nient'altro se non servire Te.”, e lo dissi credendoci sul serio.
“Bene. Ti ho dato un bel po' di regole. Ora me ne vado e tu, da bravo, ti siedi al computer e te le scrivi, poi le stampi e le metti vicino al tuo letto. Le leggerai ogni giorno, fino a che non le avrai imparate a memoria, e anche quando le avrai memorizzate, le leggerai comunque, ogni giorno, prima di andare a dormire. È importante, perché dovrai seguire ogni regola alla lettera. Ogni minima infrazione avrà bisogno di una punizione. Se infrangi una regola quando io non ci sono, sarà la prima cosa che dovrai dirmi non appena mi vedi, questo fa parte della regola dell'onestà.”.
“Sì, Padrone, grazie.”, risposi.
“Domani, per prima cosa, farai un duplicato delle chiavi di casa. Devo poter entrare e uscire ogni volta che mi pare. La tua privacy non esiste più.”
“Ho già una doppia chiave, Signore, posso dartela?”.
“Bravo il mio servo, hai il giusto atteggiamento! Vai a prenderla. E dammi anche il tuo numero di cellulare.”.
Chiavi e numero, e tornai in ginocchio di fronte a lui. “Ogni volta che ti mando un messaggio, tu lasci stare qualsiasi cosa stai facendo, e rispondi. Nella tua vita non c'è niente di più importante che essere a mia disposizione. Tutto il resto viene dopo.”.
“Sono d'accordo, Signore. Essere a tua disposizione è quello che desidero di più!”.
“Ok. Adesso ascoltami bene. L'unico diritto che i tipi come te conservano nei confronti dei loro superiori è quello di mollare”. Questo davvero non l'avevo previsto. Paul guardò i miei occhi pieni di stupore ma continuò, apparentemente senza badarci, come se fosse una reazione a cui era abituato. “Se non ne potrai più delle regole, degli ordini, delle umiliazioni, puoi mollare. Puoi anche sottrarti ad una punizione, anche perché alcune punizioni che ti darò saranno estremamente dolorose. Sei una persona adulta. Hai la capacità di recepire ed eseguire gli ordini, quindi, se deciderai di non farlo, sarà per me il segno chiaro della tua resa. Pensaci bene però, perché quando dirai no, sarà un no definitivo. Non potrai più essere il mio servo. Mai più!”
Era la cosa più spaventosa che avevo sentito fino a quel momento. Nelle ore precedenti avevo appreso, persino vagheggiato, il mio futuro. Per la prima volta avevo la possibilità di essere me stesso anziché pretendere di essere qualcun altro. Diventando lo schiavo di Paul, mi sarei sentito finalmente libero. La eventualità di tornare di colpo alla mia vecchia vita mi appariva la cosa peggiore che potesse accadermi.
“Padrone, grazie per la tua chiarezza.”, cominciai, “ma non credo ci sarebbe niente di peggiore che non essere più il tuo servo. D'ora in poi io appartengo a Te. Ti prego, usami come credi. Io, qui, in ginocchio di fronte a Te, decido di dedicare la mia vita al tuo servizio. È un onore a cui non intendo rinunciare. Il regalo che mi hai fatto è più prezioso di quanto abbia mai ricevuto o desiderato. Non credo di poter mai riuscire a ringraziarti abbastanza .”.
“Posso avere un'idea di come ti senti.”, mi disse, “I frocetti sottomessi come te sono stati creati solo per servire i veri maschi. Sono inutili se non lo fanno. Si sentono inutili se non ne hanno la possibilità. Permettendoti di servire ME, do un'utilità alla tua misera vita.”.
“Sì, Signore. È esattamente questo quello che provo.”
“Sei veramente patetico.”, disse sghignazzando. “Ma il tuo atteggiamento mi piace. Ti meriti una ricompensa.”. Il mio pisello saltò subito sull'attenti. Mostrare al mio padrone quanto fossi indifeso e sensibile alle sue parole, mi dava un senso di umiliazione e gratitudine insieme. Lui era sempre in piedi, di fronte a me. Fece un passo avanti e il suo piede, forse inavvertitamente, sfiorò il mio cazzo, già duro come una roccia. Quasi non riuscii a trattenermi ma sapevo che venire senza il permesso del Padrone sarebbe stata un'infrazione alla regola e ci sarebbe stata una punizione. Non so quale sforzo mi trattenne. Giusto il tempo di trovare di nuovo la concentrazione e Paul già mi rimetteva a dura prova.
“Toglimi le mutande. E usa i denti. I cani non usano le mani.”. Non potevo essere più contento. La mia vita da schiavo iniziava nel modo più promettente.
Vedevo il bozzo del suo pisello che cresceva leggermente dentro gli slip. Cercando di controllare la voglia che mi lacerava, provai a togliere le mutande al mio Padrone nel modo più delicato e rispettoso possibile. Gli slip caddero intorno alle sue caviglie. Paul le allontanò con un piede. Io ero incantato per lo spettacolo che avevo di fronte agli occhi. Era il cazzo più bello che avessi mai visto. Almeno venticinque centimetri. Grosso e dritto, leggermente curvato verso l'alto. Metteva soggezione! Le sue palle erano in linea col resto. Ben formate, virili. Il suo pelo nero e folto copriva il pube in riccioli corposi. Ero in estasi. Stare di fronte ad un cazzo del genere mi faceva sentire ancora più inferiore.
“Nuova regola, schiavo.”. Le parole del mio padrone mi riportarono alla realtà! “Devi baciare il mio cazzo, ogni volta che lo vedi, in segno di devozione e rispetto.”. Non potei fare altro che dimostrare gratitudine a Paul mettendo immediatamente in pratica un compito così gradito.
“Hai succhiato molti cazzi?”, mi chiese, guardandomi dall'alto.
“No, Signore, non molti.”, dissi, “Solamente tre. Nessuno dei tre era magnifico come il tuo, Padrone!”.
“Beh, dovrai imparare a succhiarlo bene allora. A prenderlo fino in fondo alla gola. Guarda su internet, ci sono molto articoli su come imparare a succhiare cazzi nel modo giusto. Studiali, fai pratica. Comprati un dildo. Devi diventare un esperto succhiacazzi. In fretta!”.
“Lo farò, Signore.”, dissi con tono sommesso.
“Per ora non ti spingerò il mio cazzo fino in gola. Usa le mani per la parte che non ti entra in bocca.”, ordinò.
Ero entusiasta: “Sono pronto, Padrone!”, scodinzolai.
Appoggiò il glande sulle mie labbra e cominciò a spingerlo dentro con fermezza e delicatezza insieme. Sentivo il suo pisello duro pulsare nella mia bocca. Nonostante Paul mi avesse detto di non volerlo spingere fino in fondo, quel cazzo così grosso raggiunse subito la mia gola. Provai l'istinto di rimettere ma riuscii miracolosamente a controllarmi. Cominciò a fottere la mia bocca con un ritmo sempre più regolare e sostenuto ma sentivo che si stava trattenendo, e apprezzavo la sua pazienza. Dopo non molto, il pisello del mio padrone divenne ancora più grosso. Occupava tutta la mia bocca. Sapevo che Paul stava per venire.
“Sto venendo!”, disse, in un gemito di piacere. Ma aggiunse, “Non mandarlo giù! Tienilo in bocca!”. Poi la sua sborra inondò la mia bocca. Otto fiotti consecutivi. Le sue palle avevano prodotto così tanto seme ed io ero il fortunato che lo riceveva. Temevo di non riuscire a tenerlo tutto. Sentivo il cazzo di Paul afflosciarsi dentro di me. Lo tirò fuori.
“Tieni in bocca la mia sborra per un po'. Assaporala! Devi abituarti anche al suo sapore, oltre che a quello del mio piscio.”. Non amavo il sapore dello sperma ma assaporai il suo, come mi aveva ordinato. Non mi piaceva molto ma era la sborra del mio padrone. Ero certo che sarei riuscito ad apprezzarla. Intanto Paul puliva il suo pisello strofinandolo sui miei capelli.
“Bene, puoi mandare giù adesso!”, mi disse.
Inghiottii il suo seme e mi affrettai a ringraziare il mio padrone, baciando i suoi piedi. Poi esclamai, quasi senza pensarci, “È stata un'esperienza fantastica. Hai dato un senso alla mia vita prendendomi come tuo schiavo.”. Mi chinai a terra e baciai i suoi piedi, ancora una volta.
“Lo so, servo. Ora me ne vado. Rivestimi!”. Iniziai a radunare le sue cose. Prima di aiutarlo a mettersi gli slip, baciai il suo pisello ormai moscio, in segno di devozione. Mentre gli allacciavo le scarpe mi disse: “Hai un sacco di cose da fare nei prossimi giorni. Fai tutto quello che ti ho ordinato entro domani sera.”.
“Sì, Padrone, grazie. Lo farò!”.
“Domande?”.
“Sì, Signore. Posso ancora aiutarti giù in garage?”.
“Certo.” rispose, “Devo ancora insegnarti un sacco di cose!”.
“Grazie, Signore”.
Si girò e se ne andò, senza neanche rispondere.

mercoledì 6 gennaio 2010

GRANDI DELUSIONI - Marco Carta

ho temporeggiato.
ho concesso il beneficio del dubbio.
mi sono attenuto alla regola del tre!
sono necessarie almeno tre foto
dell'amato bene
per poter esprimere un giudizio con la dovuta consapevolezza,
salvo fortunate eccezioni!

oggi sono pronto.
dedico al pupillo di Maria,
al Signore dei Televoti,
al cantante sabbiato con leggerissimo accento sardo,
dedico
(con una punta di dispiacere)
a Marco Carta
la rubrica


le prime due foto,
peraltro segnalate da un anonimo lettore di queste pagine,
si rivelarono due occasioni sprecate.


ottime premesse ma
resa del tutto insoddisfacente.
piedi troppo coperti
immagine sfocata
sembra addirittura che gli manchi l'alluce sinistro!


altra occasione sprecata
con piante in primo piano avvolte nelle tenebre
che tradiscono una deprecabile convergenza a punta
nota come Sindrome di Aladino.


ora
la statistica si fa completa
(e impietosa)
grazie al non-più-velato Alfonso Signorini
che,
dalle pagine di uno degli innumerevoli rotocalchi di cui è direttore,
consegna, postumo,
il suo regalo di natale.

l'alluce,
con un bizzarro (ma gradevole) andamento ad onda
è troppo inclinato verso l'alto
e le dita,
tra le quali non c'è luce!!,
richiamano i gamberetti dell'oceano atlantico
che, affogati nel riso nero,
ho gustato con piacere nell'attesa del nuovo anno!

Marco Carta
sembra cresciuto in scarpe a punta e troppo strette.
non passa la sufficienza,
così è deciso...