venerdì 8 gennaio 2010

FEET IN TRANSLATION - Il mio nuovo vicino - terza parte

per la rubrica


Il mio nuovo vicino

terza parte


Mi accucciai di nuovo ai suoi piedi. “Toglimi le scarpe e i pantaloni.”. Stavo cominciando ad essere davvero eccitato. Tolsi le sue scarpe e baciai i suoi piedi, devotamente. Non mi era stato ordinato di farlo, ma mi sembrò la cosa più naturale da fare. Passai alla cerniera dei jeans. Le mani mi tremavano un po'. Lentamente sfilai i suoi pantaloni. Paul indossava degli slip. Appena portato a termine il mio ordine, tornai in posizione di attesa, in ginocchio, con le mani dietro la schiena e la testa bassa. Lui mi venne vicino. Avevo il suo pacco schiacciato sulla mia faccia. L'odore delle sue mutande, un misto di piscio, sudore e sborra, mi intossicava. Senza accorgermene facevo respiri sempre più profondi.
“Guardami!”, mi ordinò il mio padrone. Era talmente tanto vicino a me che spostai il mio busto un po' all'indietro per poterlo guardare in faccia. “Il primo compito di un servo è prendersi cura di questo!”. E, afferrandomi per la nuca, fece sprofondare il mio viso nel suo pacco. “Lo scopo della tua vita, d'ora in poi, sarà quello di far contento il mio cazzo!”.
Continuò, “Questo vuol dire che potrai smettere di fare ciò che facevi finora a meno che non sia utile a soddisfare le mie necessità. Andare al cinema con i tuoi amici, per esempio, non ha nessuna utilità per me, quindi non ci andrai. Niente feste. Niente cene. Quando non sei al lavoro, in palestra, o a fare commissioni, starai qua in attesa di poter servire me e il mio cazzo. Sono stato chiaro?”
“Sì, Signore. Ho capito. E non ho voglia di fare nient'altro se non servire Te.”, e lo dissi credendoci sul serio.
“Bene. Ti ho dato un bel po' di regole. Ora me ne vado e tu, da bravo, ti siedi al computer e te le scrivi, poi le stampi e le metti vicino al tuo letto. Le leggerai ogni giorno, fino a che non le avrai imparate a memoria, e anche quando le avrai memorizzate, le leggerai comunque, ogni giorno, prima di andare a dormire. È importante, perché dovrai seguire ogni regola alla lettera. Ogni minima infrazione avrà bisogno di una punizione. Se infrangi una regola quando io non ci sono, sarà la prima cosa che dovrai dirmi non appena mi vedi, questo fa parte della regola dell'onestà.”.
“Sì, Padrone, grazie.”, risposi.
“Domani, per prima cosa, farai un duplicato delle chiavi di casa. Devo poter entrare e uscire ogni volta che mi pare. La tua privacy non esiste più.”
“Ho già una doppia chiave, Signore, posso dartela?”.
“Bravo il mio servo, hai il giusto atteggiamento! Vai a prenderla. E dammi anche il tuo numero di cellulare.”.
Chiavi e numero, e tornai in ginocchio di fronte a lui. “Ogni volta che ti mando un messaggio, tu lasci stare qualsiasi cosa stai facendo, e rispondi. Nella tua vita non c'è niente di più importante che essere a mia disposizione. Tutto il resto viene dopo.”.
“Sono d'accordo, Signore. Essere a tua disposizione è quello che desidero di più!”.
“Ok. Adesso ascoltami bene. L'unico diritto che i tipi come te conservano nei confronti dei loro superiori è quello di mollare”. Questo davvero non l'avevo previsto. Paul guardò i miei occhi pieni di stupore ma continuò, apparentemente senza badarci, come se fosse una reazione a cui era abituato. “Se non ne potrai più delle regole, degli ordini, delle umiliazioni, puoi mollare. Puoi anche sottrarti ad una punizione, anche perché alcune punizioni che ti darò saranno estremamente dolorose. Sei una persona adulta. Hai la capacità di recepire ed eseguire gli ordini, quindi, se deciderai di non farlo, sarà per me il segno chiaro della tua resa. Pensaci bene però, perché quando dirai no, sarà un no definitivo. Non potrai più essere il mio servo. Mai più!”
Era la cosa più spaventosa che avevo sentito fino a quel momento. Nelle ore precedenti avevo appreso, persino vagheggiato, il mio futuro. Per la prima volta avevo la possibilità di essere me stesso anziché pretendere di essere qualcun altro. Diventando lo schiavo di Paul, mi sarei sentito finalmente libero. La eventualità di tornare di colpo alla mia vecchia vita mi appariva la cosa peggiore che potesse accadermi.
“Padrone, grazie per la tua chiarezza.”, cominciai, “ma non credo ci sarebbe niente di peggiore che non essere più il tuo servo. D'ora in poi io appartengo a Te. Ti prego, usami come credi. Io, qui, in ginocchio di fronte a Te, decido di dedicare la mia vita al tuo servizio. È un onore a cui non intendo rinunciare. Il regalo che mi hai fatto è più prezioso di quanto abbia mai ricevuto o desiderato. Non credo di poter mai riuscire a ringraziarti abbastanza .”.
“Posso avere un'idea di come ti senti.”, mi disse, “I frocetti sottomessi come te sono stati creati solo per servire i veri maschi. Sono inutili se non lo fanno. Si sentono inutili se non ne hanno la possibilità. Permettendoti di servire ME, do un'utilità alla tua misera vita.”.
“Sì, Signore. È esattamente questo quello che provo.”
“Sei veramente patetico.”, disse sghignazzando. “Ma il tuo atteggiamento mi piace. Ti meriti una ricompensa.”. Il mio pisello saltò subito sull'attenti. Mostrare al mio padrone quanto fossi indifeso e sensibile alle sue parole, mi dava un senso di umiliazione e gratitudine insieme. Lui era sempre in piedi, di fronte a me. Fece un passo avanti e il suo piede, forse inavvertitamente, sfiorò il mio cazzo, già duro come una roccia. Quasi non riuscii a trattenermi ma sapevo che venire senza il permesso del Padrone sarebbe stata un'infrazione alla regola e ci sarebbe stata una punizione. Non so quale sforzo mi trattenne. Giusto il tempo di trovare di nuovo la concentrazione e Paul già mi rimetteva a dura prova.
“Toglimi le mutande. E usa i denti. I cani non usano le mani.”. Non potevo essere più contento. La mia vita da schiavo iniziava nel modo più promettente.
Vedevo il bozzo del suo pisello che cresceva leggermente dentro gli slip. Cercando di controllare la voglia che mi lacerava, provai a togliere le mutande al mio Padrone nel modo più delicato e rispettoso possibile. Gli slip caddero intorno alle sue caviglie. Paul le allontanò con un piede. Io ero incantato per lo spettacolo che avevo di fronte agli occhi. Era il cazzo più bello che avessi mai visto. Almeno venticinque centimetri. Grosso e dritto, leggermente curvato verso l'alto. Metteva soggezione! Le sue palle erano in linea col resto. Ben formate, virili. Il suo pelo nero e folto copriva il pube in riccioli corposi. Ero in estasi. Stare di fronte ad un cazzo del genere mi faceva sentire ancora più inferiore.
“Nuova regola, schiavo.”. Le parole del mio padrone mi riportarono alla realtà! “Devi baciare il mio cazzo, ogni volta che lo vedi, in segno di devozione e rispetto.”. Non potei fare altro che dimostrare gratitudine a Paul mettendo immediatamente in pratica un compito così gradito.
“Hai succhiato molti cazzi?”, mi chiese, guardandomi dall'alto.
“No, Signore, non molti.”, dissi, “Solamente tre. Nessuno dei tre era magnifico come il tuo, Padrone!”.
“Beh, dovrai imparare a succhiarlo bene allora. A prenderlo fino in fondo alla gola. Guarda su internet, ci sono molto articoli su come imparare a succhiare cazzi nel modo giusto. Studiali, fai pratica. Comprati un dildo. Devi diventare un esperto succhiacazzi. In fretta!”.
“Lo farò, Signore.”, dissi con tono sommesso.
“Per ora non ti spingerò il mio cazzo fino in gola. Usa le mani per la parte che non ti entra in bocca.”, ordinò.
Ero entusiasta: “Sono pronto, Padrone!”, scodinzolai.
Appoggiò il glande sulle mie labbra e cominciò a spingerlo dentro con fermezza e delicatezza insieme. Sentivo il suo pisello duro pulsare nella mia bocca. Nonostante Paul mi avesse detto di non volerlo spingere fino in fondo, quel cazzo così grosso raggiunse subito la mia gola. Provai l'istinto di rimettere ma riuscii miracolosamente a controllarmi. Cominciò a fottere la mia bocca con un ritmo sempre più regolare e sostenuto ma sentivo che si stava trattenendo, e apprezzavo la sua pazienza. Dopo non molto, il pisello del mio padrone divenne ancora più grosso. Occupava tutta la mia bocca. Sapevo che Paul stava per venire.
“Sto venendo!”, disse, in un gemito di piacere. Ma aggiunse, “Non mandarlo giù! Tienilo in bocca!”. Poi la sua sborra inondò la mia bocca. Otto fiotti consecutivi. Le sue palle avevano prodotto così tanto seme ed io ero il fortunato che lo riceveva. Temevo di non riuscire a tenerlo tutto. Sentivo il cazzo di Paul afflosciarsi dentro di me. Lo tirò fuori.
“Tieni in bocca la mia sborra per un po'. Assaporala! Devi abituarti anche al suo sapore, oltre che a quello del mio piscio.”. Non amavo il sapore dello sperma ma assaporai il suo, come mi aveva ordinato. Non mi piaceva molto ma era la sborra del mio padrone. Ero certo che sarei riuscito ad apprezzarla. Intanto Paul puliva il suo pisello strofinandolo sui miei capelli.
“Bene, puoi mandare giù adesso!”, mi disse.
Inghiottii il suo seme e mi affrettai a ringraziare il mio padrone, baciando i suoi piedi. Poi esclamai, quasi senza pensarci, “È stata un'esperienza fantastica. Hai dato un senso alla mia vita prendendomi come tuo schiavo.”. Mi chinai a terra e baciai i suoi piedi, ancora una volta.
“Lo so, servo. Ora me ne vado. Rivestimi!”. Iniziai a radunare le sue cose. Prima di aiutarlo a mettersi gli slip, baciai il suo pisello ormai moscio, in segno di devozione. Mentre gli allacciavo le scarpe mi disse: “Hai un sacco di cose da fare nei prossimi giorni. Fai tutto quello che ti ho ordinato entro domani sera.”.
“Sì, Padrone, grazie. Lo farò!”.
“Domande?”.
“Sì, Signore. Posso ancora aiutarti giù in garage?”.
“Certo.” rispose, “Devo ancora insegnarti un sacco di cose!”.
“Grazie, Signore”.
Si girò e se ne andò, senza neanche rispondere.

2 commenti:

marco ha detto...

mmmmmm meraviglia ;)) eheheh a quando la parte dove assapora i suoi piedoni?? spero proprio ce ne sia una :)

mork ha detto...

molto eccitante! ma io lo avrei già mollato alla richiesta di non portare le mutande e tagliarmi i capelli.