domenica 17 gennaio 2010

FEET IN TRANSLATION - Il mio nuovo vicino - quarta parte

per la rubrica


Il mio nuovo vicino

quarta parte


Se ne era andato, lasciandomi lì, in ginocchio. Rimasi per terra, a riflettere su come la mia vita fosse cambiata in così poco tempo. Due ore prima non avevo uno scopo. Ero solo un ipocrita che faceva finta di essere qualcun altro! Ero un uomo inutile.
Ora, avevo cominciato a fare ciò per cui ero stato messo al mondo. Ero a disposizione di un essere superiore. Da quel momento in avanti, tutto ciò che avrei fatto, lo avrei fatto per lui. La mia vita era finalmente utile, ed io ne ero entusiasta.
Mi fermai un secondo a considerare quanto fossi fortunato. Avevo letto abbastanza per sapere che per ogni uomo dominante ce n'erano decine di inferiori come me. Ero stato davvero fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto. Fortunato soprattutto che Paul si interessasse a me. Pensai addirittura di approfittare della buona sorte ed andare a comprare un biglietto della lotteria!
Ma era finito il tempo di sognare ad occhi aperti. Avevo degli ordini da portare a termine e non volevo in nessun modo deludere il mio padrone. Andai in cucina. Presi il bicchiere con l'urina di Paul. Feci un bel sorso. Assaporai per un po' quel liquido acre, come lui mi aveva insegnato a fare. Poi lo buttai giù. Cominciavo già ad abituarmi al sapore. Ne presi un altro sorso. Avevo letto da qualche parte che iniziare a bere urina poteva dare dei disturbi allo stomaco. Il mio stomaco invece sembrava non aspettare altro! Feci un altro sorso! Sì, ero fortunato. Stavo bevendo il piscio del mio Dio. Come avrebbe potuto andarmi meglio?
Subito dopo mi misi al computer per trascrivere le regole che Paul mi aveva dato poco prima. Impiegai almeno tre quarti d'ora per fare un lavoro accurato. Una volta stampate, feci qualche ricerca su google su come imparare a succhiare un pisello. C'era così tanto da leggere sull'argomento che chiunque poteva diventare un esperto! Beh, io intendevo diventare un super-esperto, e in breve tempo. L'articolo migliore era “COME SUCCHIARE UN CAZZO – MANUALE IN 14 LEZIONI”. Sembrava davvero completo!
Siccome il mio stomaco non sembrava protestare, decisi di bere tutta l'urina di Paul prima di andare a dormire. Dovevo anche radermi i peli del pube. Non l'avevo mai fatto prima ma, tra forbici, lamette e rasoio elettrico, riuscii a cavarmela bene. Avevo finito. Seduto sul letto presi il foglio con le regole del mio Padrone. Le avevo già tutte in mente, ma le rilessi un paio di volte. Spenta la luce, mi addormentai in un secondo, contento della mia nuova vita.

Il giorno dopo, in ufficio, non riuscivo a concentrarmi. All'improvviso, il mio lavoro, che svolgevo ogni giorno da qualche anno ormai, con un certo interesse, non aveva più nessuna importanza. La mia mente non voleva saperne di concentrarsi su mutui e interessi. Cercai di passare il tempo buttando giù una lista di quello che avrei dovuto fare prima di tornare a casa. Quella riuscii a finirla in tre minuti! E di nuovo non sapevo come arrivare alle cinque! Sarebbe stata una giornata molto lunga!
In pausa pranzo andai nella palestra dove anche Paul si allenava. Dovevo iscrivermi là, come il mio padrone aveva ordinato. Mi fecero fare il solito girò dimostrativo, illustrandomi tutti i vantaggi di cui avrei goduto diventando socio! La palestra era molto più spartana di quella che avevo frequentato fino ad allora. Niente piscina, niente distributore di bevande, niente campo da tennis, niente! In più, tutta la gente che era lì, uomini soprattutto, sembravano prendere il loro allenamento molto sul serio. Firmai per un anno. Prenotai anche gli allenamenti con il personal trainer che il mio padrone mi aveva indicato e scoprii che a mio nome c'era già una prenotazione ogni lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 7 alle 9 di mattina. Rimasi sorpreso poi pensai che Paul doveva essersene occupato. Fortunatamente, in ufficio, potevo gestire il mio tempo, quindi non era un problema entrare alle nove e mezza. Avrei semplicemente staccato più tardi, o, meglio ancora, avrei saltato la pausa pranzo, riuscendo addirittura a tornare a casa prima del solito per poter essere a disposizione del mio padrone. Saldai il conto dell'abbonamento e delle lezioni aggiuntive e tornai in ufficio.

Alle cinque decisi che era il caso di staccare. Una volta fuori andai diritto dal barbiere, per la mia trasformazione. Chiesi un drastico taglio a spazzola. Il barbiere cercò addirittura di dissuadermi da una scelta tanto estrema ma di fronte alla mia ostinazione si mise all'opera. Dopo una buona mezzora, a taglio completato, dissimulando la mia sorpresa per non far capire al barbiere che aveva ragione, guardai nello specchio il mio nuovo look e ne rimasi turbato. Forse sarebbe più giusto dire “shockato”. Mi ci sarebbe voluto un po' per abituarmici. Almeno avevo guadagnato in praticità!
Tappa successiva: sexy shop. Non entravo in un negozio del genere da quando ero un ragazzino. Da piccolo continuavo a chiedere a mio padre cosa vendessero nei negozi per adulti. Di fronte alle sue risposte sempre evasive decisi di capirlo da me. Ne scelsi uno a caso, vicino a dove vivevo. Mi immaginavo scenari misteriosi, un clima losco. Che delusione constatare, una volta dentro, che non c'era niente di misterioso né di losco.
Ora invece si trattava di comprare e non di perlustrare! Dopo una sofferta valutazione scelsi “The Dave Angelo's Cock”. Non so chi fosse questo Dave Angelo ma il calco dei suoi venticinque centimetri mi sembrava abbastanza simile al pisello del mio padrone. Per provare meno imbarazzo possibile mentre poggiavo quella sbarra di silicone sul banco per tirar fuori il mio portafogli, mi ripetevo il motivo per cui lo stavo comprando. Ero tanto concentrato sullo scopo che sbagliai due volte il pin! Al terzo tentativo riuscii ad infilare tutt'e cinque le cifre e uscii dal sexy shop a passo sostenuto, a testa alta, e con una busta tutta nera, pesante almeno un chilo e mezzo.

Alle sei e mezza ero a casa. Mi spogliai completamente appena chiusa la porta. Cominciai a sistemare la cucina. C'erano ancora i piatti sporchi del giorno prima. Stavo quasi per finire quando Paul entrò, appena dopo le sette e mezza. È sconcertate avere qualcuno che piomba in casa tua quando sei nudo come un verme.
Lasciai immediatamente quello che stavo facendo e gli andai incontro. Mi misi in ginocchio e baciai i suoi piedi.
“Vedo che ti sei fatto i capelli”, mi disse accarezzandomi la testa. “Hai fatto anche tutto il resto?”
“Sì, Signore. Mi sono occupato di tutto. Ho finito di bere la tua preziosa urina già ieri. Ho stampato degli articoli su come imparare ad essere un buon succhiacazzi e mi sono iscritto in palestra, nella tua palestra, oggi pomeriggio. Mi ha sorpreso scoprire che fossi già nel programma di Clayton!”
“Ho parlato con lui e abbiamo deciso insieme quale fosse l'orario migliore per allentarti. La tua prima lezione è mercoledì, giusto?”
“Sì, Signore, alle sette di mattina”, risposi.
“Vedi di ricordarti che non vai in palestra per divertirti. Vai lì per LAVORARE! Farai tutto quello che Clayton ti dice di fare, non importa quanto sia duro. Esegui i suoi ordini come se fossero i miei. E lasciagli cinquanta dollari in più, per ogni lezione. È un mio amico e non lo pagano abbastanza”, mi disse Paul.
“Capisco, Padrone.”
“Ora ho un regalo per te, schiavetto. Alzati!”, tirò fuori una catena d'argento, un po' troppo massiccia per essere una collana. Me la mise intorno al collo, la fermò con un lucchetto di cui tenne le chiavi. Portavo il mio primo collare! Era stretto, accostato. Non c'era modo di nasconderlo. “Grazie, Signore”, dissi, passandoci sopra la mano.
“È il tuo simbolo di appartenenza. Ti piace?”, mi chiese.
Avrei risposto di sì, di getto, ma: “Beh, Signore”, invece dissi, “Ho paura che tutti sapranno della mia condizione, adesso. Tutti sapranno che sono uno schiavo.”
“A molte persone sembrerà soltanto un accessorio”, mi rispose lui. “Chi invece conosce questo mondo, vedendo il collare e il tuo taglio di capelli, sarà certo della scelta che hai fatto, quella di riconoscere la tua inferiorità e consegnarti ad un padrone. Alcuni maschi dominanti potranno addirittura divertirsi a deriderti o a degradarti. Se lo faranno, tu, umilmente, accetterai il loro comportamento, anzi, li dovrai pure ringraziare, perché il tuo scopo nella vita è di sottometterti a loro!”
“Hai ragione, Signore. Cercherò di tenerlo sempre in mente. Sono fiero di indossare il mio collare. Grazie, Padrone”, dissi con entusiasmo.
“Bravo il mio servo. Adesso”, continuò, “visto che mi preoccupo che tu non soffra la sete, credo che ti darò un altro po' di piscio!”
“Oh sì, Signore, ti prego!” corsi in cucina a prendere il bicchiere. Stavolta sapevo già cosa fare. In ginocchio di fronte a lui, appoggiai il bicchiere sulle labbra. Paul pisciò nel bicchiere, riempiendolo fino all'orlo. “Posso?”, quasi supplicai.
“È tutto tuo”, rispose Paul, strizzandomi l'occhio!
“Grazie, Signore.”
Guardandolo negli occhi, mandai giù con avidità due sorsi della sua pioggia dorata. “Bel lavoro”, disse lui, “impari in fretta!”
Sentendomi spronato, mandai giù il resto, tutto d'un fiato.
“Perfetto”, continuò il mio padrone. “Forse sei già pronto per essere il mio pisciatoio!”
“Lo penso anch'io, Signore. È un grande onore per me!”
Senza accorgermene, avevo spostato lo sguardo dal viso del mio padrone al suo cazzo. Mentre ripetevo a Paul quanto fosse importante per me iniziare ad essere un vero servo, fissavo il suo pisello, moscio e rosa, come ipnotizzato.
Un piccolo schiaffo sulla testa mi fece trasalire. Paul mi guardava e sorrideva, rendendosi sempre più conto di quanto mi avesse in suo potere.
“Non credi di aver dimenticato una regola, frocetto?”, disse lui.
Onorare il suo cazzo, ma certo, come avevo potuto dimenticarlo? Mi affrettai a baciare il pisello di Paul fino a che lui non mi fermò.
“Succhiamelo, servo!”, ordinò, secco.
Sfilai i suoi jeans. Gli tolsi gli slip. Il suo pisello si era inturgidito appena. Lo presi in bocca. Paul cominciò subito a spingermelo in gola. Io abbracciai le sue gambe. Sentire i suoi muscoli mi ricordò quanto fossi piccolo e debole in confronto a lui. Dopo non molto, sentii il suo cazzo gonfiarsi e la sborra calda e densa inondarmi la bocca. Mandai giù, soddisfatto. Paul tirò fuori il pisello. Lo strinse con una mano per fare uscire le ultime gocce di sperma. Mi avvicinai, senza neanche pensarci, e le leccai via.
“Grazie, Padrone. È stato fantastico. Non ne ho mai abbastanza.”
“Pulisci bene!” Leccai il pisello, ormai moscio, del mio padrone e lo strofinai sulla mia faccia per asciugarlo. Paul si rivestì e mi disse: “Linda non lavora stasera. La porto a cena fuori e poi al cinema. Joe sta rimettendo a posto il seminterrato. Passa da lui e dagli una mano dopo che siamo usciti. Sei già “addestrato” per questo, hai già risistemato il garage! E comunque fa quello che ti dice.”
“Sì, Signore.”, risposi.

3 commenti:

ΓρεγΚ* ha detto...

Bellissimo! Grazie!

mork ha detto...

comincia a non piacermi più! Sta diventando un rompicoglioni Paul

luridoleccapiedi ha detto...

Cazzo, è un racconto fantastico. Mi sono totalmente identificato nel personaggio dello schiavo di questi due magnifici masters. Ogni volta che leggo una delle parti il cazzo mi viene immediatamente duro e devo quasi sempre convludere con una bella sega. Questo è vero sm. Grazie per il lavoro di traduzione che hai fatto.