venerdì 1 agosto 2008

BLOCCO 1

A pensarci bene, forse è per lui che ho maturato un'attrazione per i tipi alti, magri e un po storti. Anche quando eravamo molto più piccoli lui era già più alto, più magro e più storto di me. Più grande di me di qualche anno, mi ha sempre abitato di fronte.
Era il periodo in cui la STANHOME imperava, con tutto il suo branco di venditrici d'assalto che organizzavano incontri dimostrativi al ritmo di uno al giorno, battendo a tappeto interi quartieri. Irretivano la casalinga di turno con la promessa di un pratico spremiaglio in regalo o un prestigioso vassoio in silver plate e in cambio la povera casalinga sfrantumava i maroni a tutte le sue vicine per convincerle a presenziare alla solita, strabiliante sfilata di prodotti per la casa, miracolosi e carissimi. Quel giorno la riunione era a casa della madre del mio sogno erotico. Io ero ancora troppo piccolo per rimanere da solo.
Porta, scale, cancello, cancello, scale, porta. Tavola già pronta per la riunione. I bambini fuori dalle balle, ché è pericoloso. E così mi ritrovo sul letto a due piazze a fare prove di forza, tipicamente etero, per cui, infatti, non ho mai avuto alcun interesse. Lui era orrendamente conciato ma soprattutto orrendamente calzato. Portava quelle ciabatte di plastica incrociate sopra e con la suola tutta bucherellata. Arancione l'incrocio magico, bianca la parte dove poggia il piede e arancione la suola, una tragedia. Durante la lotta, in cui risultavo nettamente perdente, succede che un suo piede sfiora il mio viso. Scena madre per dimostrare un disgusto che non provavo affatto. Si chiude il primo scenario, si cambia location, si passa in camera sua. Andiamo bene. Lì i ricordi si fanno confusi. Sempre di prove di forza si trattava. Non ricordo quale errore avessi commesso. Lui si alza in piedi. Mi dice di mettermi giù, in ginocchio di fronte a lui. Devo aver ceduto un po' troppo rapidamente, negandogli la soddisfazione che cercava. Così mi dice che non basta, che devo andare ancora più giù. Mi dice di baciargli i piedi. Dopo un momento di assoluta confusione mentale, recito velocemente la scena della riluttanza, ridotta al minimo giusto per non perdere completamente la faccia. Poi vado giù e bacio i suoi piedi. Un bacio rapido, trattenuto, inesperto, non goduto. E indelebile. Ancora oggi non riesco a credere che sia successo davvero. Appena fatto rientro nella parte. Non riesco a rimanere con lui in camera e irrompo nel soggiorno, dove una decina di matrone accaldate seguono con attenzione la lucidatura di una bomboniera placcata argento a forma di delfino. E il poderoso smacchia-argento pulisce pure ogni altro mio ricordo di quella giornata. D'altra parte, cos'altro c'è da ricordare?
I miei rapporti con lui sono inesistenti. Non abbiamo mai legato, non siamo mai stati compagni di giochi. Io non sono mai stato un tipo scaltro e non ho sfruttato l'occasione per instaurare un proficuo rapporto di comodo. Anzi, al contrario. Quello che è successo mi ha inibito e ho finito per guardarlo da lontano, mentre cresceva, mentre diventava sempre piu alto, mentre lavava la macchina con le infradito e poi scalzo, con i piedi bagnati e luccicanti e il cane che gli ronzava intorno. Ho seguito con qualche difficoltà la sua fase da moicano, con i capelli corti davanti e lunghi dietro (non è mai stato maestro di stile). Ho assistito al suo fidanzamento, augurandogli tanta felicità :), al suo matrimonio e al cambio di residenza. Da qualche tempo mi godo il suo ritorno da mammà, per un matrimonio finito male (!). Lui è sempre più alto e sempre più figo. Non ho più avuto modo di vedere da vicino i suoi piedi ma so già che con lui sarei poco obiettivo, un po' come con Ashon Kutcher! Nel frattempo si è riprodotto e ha con sé la creatura per qualche giorno durante il mese. Ha pensato di mettere in giardino una piscina gonfiabile, per far sfogare il pargolo. Io non l'ho ancora beccato perché, fortunatamente, la piscina è sistemata in un punto che non si vede da casa mia. Non credo proprio che reggerei la visione. L'altra sera, tornando a casa, lo vedo mentre parla con un suo amico. Anche lui deve essere appena tornato. Dal mare. E' abbronzato. In pantaloncini. In infradito. Lui mi guarda, distrattamente. Io lo guardo un po' più a lungo del solito. Non ci salutiamo, come al solito. Cancello, scale, porta, di casa mia :( Meglio non turbare certi equilibri.

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