giovedì 4 novembre 2010

APPUNTI DI VIAGGIO - Salento


Marina di Mancaversa
è un incrocio di case bianche
impreziosite con gusto
da florilegi di balaustre in puro acciaio inossidabile color ottone,
l'originale,
lo stesso che pubblicizzava la delicata Sora Lella
per conto di infissi nettunense!
Non si fa fatica ad immaginare le bande di bambini urlanti
che d'estate invadono le strade a scacchiera.
Ora invece
solo qualche comitiva canuta e locale
anima le verande delle poche case ancora aperte.
Sembra che qui lo straniero non sia ben tollerato.
Incomprensibile, essendo l'unico motivo di sostentamento.
A chi venderebbe la pasta a quattro euro al chilo la signora sdentata che gestisce l'alimentari?
A chi farebbe pagare 25 centesimi per un limone da mettere sulle cozze il panciuto dell'ortofrutta?
A chi rifilerebbe gamberi viola di Gallipoli a CINQUANTA EURO AL CHILO la pescivendola finto-cordiale, che un chilo di cozze te le pulisce (con maggiorazione di prezzo) e mezzo chilo no?
Ma quello che conta è il mare
mica gli indigeni.
E c'è solo l'imbarazzo della scelta.
A cento metri c'è la spiaggetta da due posti
che si fa strada fra gli scogli e finisce in un mare verde e trasparente.

A cinquecento metri c'è la spiaggia dei CAVADDI
al riparo dalle correnti
calma come una piscina
la spiaggia “del popolo”
affollata da una ventina di persone!

E poi basta spostarsi di qualche chilometro
per arrivare alle maldive pugliesi
delle marine di Ugento,
con spiaggia bianca e mare accogliente e cristallino.
E che piacere
dopo una giornata passata a crogiolarsi al sole
perdersi nei vicoletti del paesino che dà il nome alla marina,
sorseggiare senza fretta un apertass,
godersi l'atmosfera rilassata di mura antiche incendiate dal tramonto!

Se invece si sale verso gallipoli
si finisce dentro la baia verde
il salotto fighetto del Salento
con stabilimenti avvolti da musica da discoteca pure alle dieci di mattina
con ombrelloni muniti di pannelli solari per ricaricare il telefonino, anzi, che dico?! l'iphone,
con vasche jacuzzi per rilassarsi in vista dell'aperitivo!
Fra tutti spicca la perla del ritrovo gay
IL MAKÒ
regno del pettorale scolpito e della tartaruga
dove una rigida selezione naturale relega i fuori-forma al di là della pedana d'onore,
dove è vietato ballare se non si ha qualcosa in mano
da bere
e se non si dimostra di avere una collezione variegata di infradito e canotte.
È il paradiso dell'occhiale da sole a goccia,
è il tempio del mojito,
è l'olimpo del piercing al capezzolo.

Riuscire a respirare tale raffinata atmosfera lounge
non è impresa da sprovveduti.
Un purgatorio di sentieri sterrati e parcheggi incustoditi
protegge il giardino dell'eden.
Solo i più smart superano indenni le tentazioni effimere di piaceri carnali
e conquistano il proprio centimetro quadrato di felicità.
Tutti gli altri
sono condannati a girare in eterno
dentro vetture dai vetri abbassati
scambiando occhiate di intesa con chi si riconosce come proprio simile,
annusando la vera vita che a pochi metri va avanti senza di loro
e trovando sollievo in amori fugaci
consumati in un misto di eccitazione e vergogna
dietro monumentali pale di fichi d'india.

E chi non si ritrova nello stereotipo della finocchia palestrata simil-maschio?
Chi rinnega il contorno occhi anti borse?
Per tutti quelli che non hanno paura di dire no alla ceretta al titanio,
quella rosa,
che riduce al minimo le irritazioni della depilazione,
per tutti loro il Salento ha ritagliato un angolo di paradiso
inospitale
scomodo
un PORTOSELVAGGIO
a cui si approda solo se se ne conosce l'esistenza,
dopo essersi lasciati alle spalle
Santa Maria al bagno, baietta dal nome quasi blasfemo, frequentata da un proletariato chic,
e Santa Caterina, elitaria e un po' scostante.
Ci si arriva soprattutto dopo aver lasciato la macchina per strada
in curva
senza alcuna certezza di ritrovarla al ritorno,
e dopo essersi avventurati in almeno mezzora di macchia mediterranea
vialoni tagliafuoco
e dirupi sdrucciolevoli.
Se poi si ha la fortuna di esser scortati da chi ci è già stato tante volte
allora ci si può mettere anche un'ora!
Nessun sentiero è tracciato,
solo aguzzando la vista si potranno scorgere, in cima a vette impervie, sentinelle denudate che scrutano l'orizzonte e tengono d'occhio l'arrivo dei pochi avventori, indicando loro la via.
Per arrivare al mare bisogna ritrovare dentro di sé l'istinto della tartaruga,
e quando ci si arriva
bisogna adattarsi alla vita del pellicano e accovacciarsi su scogli acuminati.
Fare il bagno poi è impresa da fachiri,
resistere al dolore è l'unico modo di affrontare i ricci che piastrellano ogni accesso all'acqua,
e se l'intenzione è quella di toglierne di mezzo un po'
scegliete bene il collaboratore che dovrà passarvi il coltello per scalzarli dalla loro casa.
Un insieme di mancanza di equilibrio
acque agitate
e occhialetti che bloccano l'afflusso di sangue al cervello
potrebbero costarvi la carotide!
Qui è impossibile trovare incauti acquirenti del power balance
tutto quello che può capitare è
imbattersi in un sosia di Gabriele Salvatores in versione yoga
un po' avvizzito ma con belle gambe
oppure in un vecchietto super-attrezzato
che ti sbatte in faccia la sua organizzazione per sottolineare la mancanza della tua,
e cerca di irretirti col colpo della stella marina
raccolta per te dagli abissi inospitali.
Per far naufragare il suo piano
è sufficiente resistere alla tentazione di stringere in mano quel mostro a cinque punte
e declinare l'invito
ringraziando il vecchietto
dandogli del lei!
Che sapore poi gustare una frisella ammollata nell'acqua di mare
con un pomodoro di coltivazione biologica strofinato sopra.
Che sapore assume quella burrata lasciata macerare nello zaino per qualche ora
tanto da donarle un leggero colorito ambrato.
Che esperienza indimenticabile
in quell'angolo di pace
dover ingurgitare tutto in pochi secondi
per non essere assalito da fameliche vespe spazzine!
Ovvio, dopo un tale ritorno alle origini
il fisico e la mente fanno fatica ad risettare l'orologio biologico.
Si dormono notti agitate
ci si sveglia con un inspiegabile senso di smarrimento.
Si rischia di far colazione senza togliersi il bite,
di farfugliare frasi incomprensibili riguardo a mozzarelle che prima erano sul tavolo e ora non ci sono più,
di prendere una fetta biscottata e versarci sopra del latte
salvo poi rendersi conto di non avere in mano una frisella
e che il latte non è olio!

...UNA VERSIONE ESTESA NELLO SPIN-OFF AUTOCELEBRATIVO...

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